Svod, l'Europa fa scuola a sé

Negli Usa il video on demand ha superato la pay tv. Nel Vecchio Continente è invece frenato dalla frammentazione. E la competizione con i broadcaster tradizionali nel sud Europa non decolla.

 

Come ricordato più volte in questa rubrica, la diffusione del broadband e la crisi del modello classico (premium) della pay TV porta con sé profondi cambiamenti nel modo di accedere ai contenuti audiovisivi da parte dei consumatori.  Negli Usa ormai, secondo l’ultimo rapporto di ITMedia Consulting The future is (also) mobile, il mercato dello SVOD ha superato la pay TV, con circa 61 milioni di abbonati, cambiando radicalmente il modo attraverso cui film e serie vengono oggi consumati.

In Europa (occidentale) la situazione è diversa perché c’è un’evidente e forte frammentazione nei diversi mercati nazionali: le connessioni a banda larga, le barriere linguistiche e culturali, le differenze tecnologiche e lo sviluppo ritardato, la maggiore o minore maturità di alcuni mercati costituiscono barriere o comunque differenziazioni molto marcate rispetto alla possibilità di un mercato comune per i contenuti audiovisivi. Il numero di abbonati e la penetrazione nel Regno Unito e nel Nord Europa ad esempio non sono equiparabili al resto d’Europa: in generale c’è un alto livello di soddisfazione e i consumatori sono molto più connessi e fruiscono ampiamente dei servizi SVOD.

 Augusto Preta, CorCom 16.09.2016

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