Diritto d'autore ed equo compenso
Augusto Preta su Formiche
Le norme adottate dal legislatore italiano pongono alcuni interrogativi riguardo la loro aderenza sia al testo che alla ratio della direttiva Copyright. Si rischia di fermarsi a una visione dell’informazione online basata su parametri derivanti dal mondo “analogico” e non garantendo in ogni caso un premio agli editori innovativi. Il position paper di ITMedia Consulting
Con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177 il legislatore italiano ha recepito la direttiva (UE) 2019/790, sul diritto d’autore e i diritti connessi, meglio nota come direttiva copyright. La normativa italiana ha suscitato un acceso dibattito: da un lato vi sono coloro che hanno denunciato eccessi di delega, sviamenti rispetto agli obiettivi fissati dalla direttiva, effetti anticoncorrenziali, violazione del principio dell’autonomia negoziale e della libertà d’impresa. Dall’altro lato, invece, c’è chi ha argomentato che le scelte proposte dal decreto legislativo fossero la legittima espressione della discrezionalità di cui gode ciascuno Stato membro in sede di recepimento di una direttiva europea. [...]
[...] In tale contesto, l’Agcom è chiamata a svolgere un duplice fondamentale ruolo. In primo luogo, deve precisare con apposito regolamento i criteri di riferimento per l’equo compenso, al fine di offrire alla contrattazione delle parti una valida gamma di strumenti per la conduzione delle trattative, improntandoli ai principi di correttezza e buona fede. In secondo luogo, pur restando impregiudicato il diritto delle parti di ricorrere all’autorità giudiziaria, l’Agcom potrà essere chiamata a determinare caso per caso la misura dell’equo compenso nel caso di mancato accordo fra le parti. [...]
[...] Nella determinazione dell'equo compenso, è fondamentale mettere in moto un meccanismo virtuoso, basato sul merito, che consenta agli editori più capaci di ottenere i maggiori benefici dalle risorse che deriveranno dall’applicazione dell’equo compenso. Inoltre, la remunerazione degli editori dovrebbe essere collegata all’obiettivo primario della lotta alla disinformazione e alla possibilità di definire criteri che, oltre ad evitare l’insorgere di comportamenti opportunistici, premino in concreto quei soggetti economici che si distinguano per un uso corretto dell’informazione e, in questo modo, favoriscano realmente il pluralismo.
Augusto Preta, Formiche, 12.04.2022
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