La TV OTT ha la capacità di rinnovare l’industria televisiva introducendo nuovi modelli di business per gli stakeholder tradizionali, aprendo altresì la porta a una serie di nuovi competitor.

Mentre la connettività sta diventando una funzione standard nei prodotti consumer electronics, i principali produttori di televisori hanno capito che Internet e la crescente penetrazione della banda larga può fornire loro l’opportunità di includere porte Ethernet o connessioni USB wireless direttamente nel device televisivo, permettendo loro di offrire ai telespettatori un’esperienza di visione via IP, dando origine altresì a nuove prospettive di ricavo.

Nonostante i device televisivi connessi a Internet siano ancora poco diffusi, i modelli di business si stanno già sviluppando ed è fondamentale che i provider di servizi TV, gli operatori, i proprietari di contenuti e i produttori CE riescano a mettere rapidamente in pratica modelli di finanziamento efficienti.

Gli operatori di piattaforma possono monetizzare la propria base abbonati tramite i propri servizi a banda larga. Grazie all’interattività permessa dai dispositivi connessi, il consumo televisivo può aumentare e i broadcaster possono attrarre più telespettatori, trattenendoli per un periodo di tempo maggiore, mentre la pubblicità può essere promossa tramite la personalizzazione.

D’altra parte, i produttori di elettronica di consumo possono differenziare i propri device con una serie di offerte, guadagnando una quota maggiore di ricavi tramite partnership con fornitori di contenuti o aggregatori.

Nonostante ciò, i costruttori di televisori possono anche decidere di bypassare tale cooperazione e offrire loro stessi i contenuti direttamente sui propri apparecchi, come Sony sta già facendo con il portale VOD “Qriocity”, proposto su alcuni televisori e lettori Blu-ray Bravia. Tuttavia, il packaging e la selezione dei contenuti non fa parte del tradizionale know-how di questi soggetti.

Da parte loro, nonostante le minacce derivanti dalla pirateria, i proprietari dei contenuti possono anche tentare di entrare in partnership direttamente con i costruttori CE e aumentare i propri ricavi. I broadcaster mainstream ed i proprietari dei contenuti stanno iniziando a capire che la distribuzione via Internet dei contenuti creano interessanti opportunità per attrarre nuovi utenti: vengono infatti generate un numero crescente di opzioni di distribuzione alternativa da aggiungere a quelle abitualmente proposte dai broadcaster. In questa nuova prospettiva, i proprietari dei contenuti ed i service provider avranno comunque bisogno di rinegoziare gli accordi di licenza che dovranno mostrare più flessibilità e maggiore ricezione alle richieste degli utenti.

L’interesse crescente nel video online sta inoltre spingendo una serie di service provider indipendenti a tentare di entrare nel mercato televisivo: nuovi aggregatori, come Netflix e Hulu negli Stati Uniti, sono impegnati a rendere la visione over-the-top più attraente per i telespettatori e più remunerativa per i fornitori.

In sintesi, prendendo in considerazione i principali stakeholder coinvolti in questo scenario innovativo, le strategie d’azione sono comunque piuttosto differenti tra loro. Se gli operatori di pay-TV stanno cercando di monetizzare la propria base abbonati tramite servizi a banda larga, trattenendoli per un tempo maggiore, i costruttori di device si ritrovano in una nuova posizione di packager di contenuti, anche se la loro prima mission è quella di convincere le persone a connettere la propria televisione a Internet. Molti consumatori, infatti, non danno importanza alla possibilità di connettere il proprio televisore, ignorando le caratteristiche innovative del device e al contrario acquistandolo solo perché rappresenta l’ultima novità in materia di gadget tecnologico del momento. La vera sfida è dunque rappresentata dal convincere i consumatori ad utilizzare la connessione a Internet sulla TV e, se necessario, a dotarsi di un servizio a banda larga aggiuntivo a pagamento. Altrimenti, l’entusiasmo proveniente lato offerta potrebbe esser spento dalla mancanza d’interesse lato domanda.

 

 

 

 

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L’interesse crescente nel video online sta inoltre spingendo una serie di service provider indipendenti a tentare di entrare nel mercato televisivo: nuovi aggregatori, come Netflix e Hulu negli Stati Uniti, sono impegnati a rendere la visione over-the-top più attraente per i telespettatori e più remunerativa per i fornitori.

In sintesi, prendendo in considerazione i principali stakeholder coinvolti in questo scenario innovativo, le strategie d’azione sono comunque piuttosto differenti tra loro. Se gli operatori di pay-TV stanno cercando di monetizzare la propria base abbonati tramite servizi a banda larga, trattenendoli per un tempo maggiore, i costruttori di device si ritrovano in una nuova posizione di packager di contenuti, anche se la loro prima mission è quella di convincere le persone a connettere la propria televisione a Internet. Molti consumatori, infatti, non danno importanza alla possibilità di connettere il proprio televisore, ignorando le caratteristiche innovative del device e al contrario acquistandolo solo perché rappresenta l’ultima novità in materia di gadget tecnologico del momento. La vera sfida è dunque rappresentata dal convincere i consumatori ad utilizzare la connessione a Internet sulla TV e, se necessario, a dotarsi di un servizio a banda larga aggiuntivo a pagamento. Altrimenti, l’entusiasmo proveniente lato offerta potrebbe esser spento dalla mancanza d’interesse lato domanda.

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